Il XIX secolo si apre con “Treatise on the Human Teeth”, il primo libro dedicato completamente all’odontoiatria scritto da Richard C. Skinner e pubblicato in America. Ma è a partire dagli anni ’20 che le varie attività in ambito odontoiatrico danno vita ad una vera e propria professione grazie ad iniziative come quella di Claudius Ash che fonda la sua Dental Manufacturing Company a Londra, o a Samuel Stockton che nel 1825 avvia la costruzione e la commercializzione dei denti in porcellana. La sua S.S. White Dental Manufacturing Company domina il mercato dentale per tutto il diciannovesimo secolo. L’importanza che la cura dei denti sta prendendo tra la popolazione è indicata anche dalle innovazioni come la prima poltrona reclinabile, pensata da James Snell per favorire il benessere del paziente e al contempo facilitare il lavoro del dentista.
Nel 1839 nasce l‘American Journal of Dental Science, la prima rivista dedicata all’odontoiatria al mondo, mentre nel 1843 viene pubblicato il primo numero del British Dental Journal.
Pietra miliare nella prassi della cura, e dell’abbattimento del dolore durante gli interventi, è il biennio compreso tra il 1844 e il 1846.
Nel ’44, infatti, Horace Wells, un dentista del Connecticut, scopre che l’ossido nitrico può essere utilizzato come anestetico e lo usa con successo per eseguire una serie di estrazioni dentali nel suo studio privato. Egli fa una pubblica dimostrazione dell’uso dell’anestetico nel 1845, ma la dimostrazione è considerata un fallimento in quanto il paziente grida durante l’operazione. Nel 1846 un altro dentista (ed uno studente del Galles), William Morton, fanno una dimostrazione pubblica dell’uso dell’etere come anestetico per la chirurgia. Si tratta in entrambi i casi di due prime sperimentazioni dal dubbio risultato. Tuttavia sia i test di Wells che quelli di Morton mostrano come il benessere del paziente, anche nella fase dell’intervento, sia diventato elemento centrale per i professionisti dell’odontoiatria.